lunedì 8 dicembre 2014

Intervento di Alessio Follieri contro "Un mondo di bambini schiavi"

Sala delle Colonne, Camera dei Deputati, convegno della ACMID Donna Onlus contro la schiavitù minorile nel mondo.

Venerdì scorso nella prestigiosa Sala delle Colonne, Camera dei Deputati, la ACMID Donna Onlus presieduta dall'On.le Souad Sbai, si è occupata della drammatica emergenza dei bambini schiavi nel mondo che ha raggiunto numeri agghiaccianti di 400 milioni di minori, schiavizzati, torturati, vittime di abusi, per lavori inumani, dalle miniere, al servizio di industrie delle più grandi multinazionali, fino alla prostituzione.
Per la ACMID Donna Onlus sono intervenuti diversi relatori con rispettivi ambiti professionali per discutere sull'emergenza del problema e su come non sia più possibile ignorare una situazione così grave.

Dai giornalisti Samira Chabib e Amine Bouchaib, alla D.ssa Daniela Francesconi, l'avvocato Andrea Proietti Toppi esperto di diritto internazionale, la D.ssa Annalisa Scepi, la Prof.ssa di Filosofia Angela Basile e gli scrittori Alessio Follieri e Stefano Ursi.

Dopo la proiezione shock di un documentario che ha illustrato numeri, condizioni e trattamenti di milioni di bambini nel mondo, gli interventi dei vari relatori.

L'intervento di Alessio Follieri ha cercato di mettere in luce che sebbene il problema ha una dimensione locale, la grande espansione è a causa di problemi che riguardano l'intera collettività mondiale dei paesi più industrializzati.

Contro la schiavitù
di Alessio Follieri

"Il problema della schiavitù è una piaga che l'uomo trascina con se dall'inizio dei tempi, ha mutato forme, contesti, ma è innegabile come questo dramma umanitario sia ancora oggi un'emergenza dai numeri pressoché agghiaccianti.
 Vorrei se mi è concesso, mantenere uno sguardo generale sul problema, un osservazione filosofica dal mio modesto ruolo di osservatore, mentre gli altri relatori possono esibire competenze molto più specifiche e dettagliate sull'argomento.
Uno sguardo generale pone una prima domanda essenziale: com'è possibile? La domanda nasce dal fatto che noi, collocati in una zona specifica del mondo, viviamo in una condizione sociale che è molto diversa e lontana dagli orrori della schiavitù ai livelli di cui stiamo discutendo.
E' questo il primo problema essenziale, la nostra visione sociale d'insieme che è relativa alla nostra appartenenza ad un determinato territorio, con i suoi problemi ma che è in parte ben diverso e lontano da condizioni sociali drammatiche in cui riversano milioni di bambini. Questa è la condizione primaria, a mio avviso che determina in senso generale un'errata considerazione  di un concetto fondamentale che è il "sistema umanità". Fino a pochi decenni fa avevamo una precisa considerazione locale della nostra realtà, la cui comunicazione con altre realtà sociali nel mondo era sicuramente lontana da quella attuale. E' chiaro che, in modo particolare in questi ultimi decenni c'è stata una sorta di rivoluzione: voglia per le conquiste tecnologiche nel campo delle comunicazioni, per relazioni economiche e per tanti altri fattori. Si sono manifestati quegli elementi fondamentali secondo i quali oggi si determina una nuova consapevolezza che tuttavia non è ancora acquisita socialmente e in modo diffuso. Il sistema umanità inteso come società umana nel suo complesso è profondamente interconnesso. Mentre tempo fa lo sguardo era nel contesto di una nazione, provincia, città, quartiere, oggi  possiamo dire di poter avere una percezione molto diversa, nuova. Tutto è intimamente interconnesso. Tuttavia come ho precedentemente detto il dramma è che questa consapevolezza culturale non è ancora diffusa.

 Il primo problema essenziale risiede proprio in questo, credere che problemi agghiaccianti come maltrattamenti, abusi, violenze sui minori siano aspetti lontani da noi ed è questo il primo errore più grande. La status di questa condizione, si può sottolineare con il caso tipico a livello di cronache quotidiane. Quando un fatto di sangue molto grave avviene in una determinata zona, i cittadini di quella zona rimangono profondamente sconvolti, nasce quel senso di preoccupazione di avvertire il male in modo molto più vicino, come se l'orrore si trovi improvvisamente dietro l'angolo di casa. Questo aspetto va ad intaccare in qualche modo quella perfezione sociale illusoria di sentirci troppo spesso immuni o lontani da condizioni umane oltre i limiti.

Sfugge il senso stesso, sia etico, sia morale, che non è una distanza chilometrica a determinare o meno l'esistenza di un problema. Questo a livello umanistico comporta dei problemi che a mio avviso rappresentano anche una grave ostacolo a prendere consapevolezza dell'entità di ciò che stiamo vivendo. Questo determina, "occhi che non vogliono vedere", "voltarsi dall'altra parte" al cospetto di un problema etico, morale e sociale che scardina i nostri equilibri interiori. Mentre molte contesti sociali e nazionali nel mondo sono afflitti da miseria e disperazione, e sono quindi rimaste indietro, un'altra parte del mondo ha cavalcato l'onda dell'industrializzazione giungendo ad una sua evoluzione che va in qualche modo definita tale, ma di cui dovremmo valutarne attentamente i vari aspetti.  Cos' ha portato questa evoluzione? A determinati sviluppi economici e sociali che hanno generato nella nostra parte di mondo una condizione di competitività tale, dove l'obiettivo essenziale è quello dell'uomo macchina che deve produrre. All'inizio ciò è stato vissuto come sogno velleitario, quello della conquista sociale, dello "status quo", che ha portato nel secolo scorso ad una sorta di rincorsa spietata e almeno da due decenni stiamo vivendo direttamente quali sono i gravi esiti. Stiamo osservando attualmente cosa significa e significava anche allora porre il profitto prima dell'uomo, ed è questo il risultato. Qui rimando ad una citazione di Erich Fromm nel suo saggio "Dalla parte dell'uomo":
"Pure l'uomo moderno si sente a diagio, e sempre più smarrito, lavora, s'industria, ma è oscuramente consapevole di un senso di futilità nei riguardi della sua attività stessa. Mentre cresce il suo potere sulla materia, si sente impotente nella vita individuale e nella società. Mentre crea mezzi nuovi e migliori per dominare la natura, si trova impigliato in una rete, fatta di quei mezzi appunto; e ha perduto la visione del fine che solo può conferir loro significato: l'uomo stesso. Mentre diviene padrone della natura, è diventato schiavo della macchina che le sue stesse mani hanno messo insieme. Malgrado tutta la sua conoscenza della materia, è ignorante nei riguardi dei problemi più importanti e fondamentali dell'esistenza umana"
Anche se sono parole scritte a metà del secolo scorso, sono tutt'ora vive e illuminanti e nostro malgrado profondamente attuali. Riguardo problemi sociali nel mondo così gravi, la rincorsa al successo velleitaria offerta dai sistemi economici e sociali atti esclusivamente a produrre per consumare, alimentare i mercati senza alcun riguardo per gli esseri umani, senza in alcun modo porre l'uomo prima del profitto, hanno generato gravità uniche nel mondo che sono lontane nello spazio anche migliaia di chilometri ma appartengono allo stesso sistema che noi abbiamo creato, che sponsorizziamo e che illusoriamente crediamo sia il migliore in assoluto. E' per questo che un gesto di consapevolezza collettiva non è solo necessario ma urgente.

E' chiaro che in un certo qual modo tendiamo a guardare a questi gravi ed enormi problemi umanitari, troppo spesso legandoli alla natura dei luoghi e dei contesti sociali in cui avvengono. In modo indotto accettiamo che sia un'estrazione a sorte dettata dalla nascita, vivere in un mondo più adeguato o meno e questo a mio avviso, per noi umanità del terzo millennio deve essere in linea di principio una condizione del tutto inaccettabile!
E qui ritorna in modo lampante Seneca che ci aveva avvisato:
"Si può perdere la schiavitù esteriore, ma non bisogna mai divenire schiavi interiormente"
La mia preoccupazione ed anche l'oggetto della mia osservazione risiede nella domanda: il nostro sistema sociale, sotto alcuni punti di vista è realmente evoluto? E' libero? A mio avviso no. Il processo vissuto negli ultimi secoli, l'evoluzione industriale ed economica hanno migliorato moltissimi aspetti delle nostre esistenze, ma hanno avuto un caro prezzo come contropartita, un costo che ancora oggi in troppi si rifiutano di voler considerare. E' chiaro vivido e lampante che la tendenza è stata quella di un processo di disumanizzazione, della creazione di un uomo macchina ed è per questo che in molti contesti sociali, compreso il nostro in cui viviamo, vediamo sempre più il valore della vita umana maltrattato dai numeri e dalle statistiche. E non vediamo come qualcosa che comporta un'anomalia "qui" genera atrocità "altrove" nelle logiche profonde delle interconnessioni.

Occorre con urgenza un risveglio umanitario, un nuovo umanesimo in grado di risvegliare i cuori e le menti assopite. Bisogna anche comprendere con un semplice sguardo alla storia millenaria dell'evoluzione civile umana che tutto è in costante cambiamento, non viviamo in sistemi sociali definitivi. Occorre pensare, sensibilizzarsi, percepire l'urgenza del cambiamento, per trovare nuovi sistemi che siano in grado di creare migliore relazioni tra esseri umani, civiltà, popoli. Occorre un senso diverso. Bisogna iniziare a capire sotto molti aspetti che serve osservare la vita e viverla con maggior profondità. E' doveroso afferrare il concetto che non ci sarà mai libertà nel mondo fin quando un solo uomo e peggio ancora un solo bambino é in catene. E' l'interesse, la nostra attenzione, la nostra voglia di intervento collettiva che può cambiare le tendenze. Un solo uomo può far poco solo insieme riusciamo a rispondere all'urgenza di tale cambiamento.
Per me, uomo del terzo millennio è inaccettabile far crescere i miei figli in una realtà  disumana, dove i loro coetanei sono costretti a condizioni di vita agghiaccianti, perché vedere solo quegli occhi (riferimento al documentario proiettato ndr) che ti guardano e pensare anche soltanto un attimo che quei bambini possono essere, anzi sono i nostri figli, soltanto questa percezione ci fa capire realmente in che mondo stiamo vivendo, un mondo che è doveroso cambiare e che sia vissuto dignitosamente da tutti senza distinzioni.
Grazie.

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