sabato 8 giugno 2013

Ecco i finalisti alla XXVI edizione del Premio Italo Calvino


Gianluca BELLASSAI, Eravamo come flora e fauna
«per la rara felicità e modernità del linguaggio nella resa di uno scombinato universo metropolitano»
Francesca BENNI, Il maestro dei sapori
«per la capacità di costruire una ricca trama romanzesca in una suggestiva cornice medievale al cui centro campeggia l’arte della cucina»
Marco CAMPOGIANI, Un tempo ridicolo
«per avere affrontato l’impervia materia delle illusioni e disillusioni politiche di un giovane catturato dal discorso berlusconiano»
Federico CENTENARI, Milton’s Blues
«per l’impeccabile e nostalgica eleganza con cui ricostruisce un cronotopo della storia del Jazz ‒ la Parigi degli anni Settanta ‒ attorno alla mitica figura di Milton»
Natale Stefano CRUPI, La città ha un maleficio
«per le potenzialità narrative che rivela l’autore, pur all’interno di un filone collaudato, nel descrivere una frenetica Napoli criminale»
Daniel DI SCHULER, Innocuo a sé e agli altri
«per la torrenziale creatività linguistica e la paradossale comicità di una bislacca avventura ambientata nell’Italia della ricostruzione, tra ansia di denaro e mito comunista»
Francesca Marzia ESPOSITO, Zucchero e catrame
«per la scrittura svelta e moderna, virante al parlato, con cui vi si tratteggia la quotidianità di una donna di oggi, precaria nel lavoro e nella vita affettiva»
Erika GALLINI, Tutto panna chantilly
«per il lieve e insieme drammatico schizzo delle incomprensioni culturali in una famiglia di immigrati dal Sud, ormai alla seconda generazione»
Marco GELMETTI, Storie di fantasmi
«per il gusto postmoderno con cui illustra il mondo mentale di un odierno trentenne, tra videogiochi, biliardini e vagheggiamenti amorosi»
Claudio GRATTACASO, La linea di fondo
«per il delicato e piano resoconto della vita di un perdente, una promessa del calcio»
Stefano GUGLIELMIN, Due tre secondi di felicità
«per il ritmo travolgente e lo humour del compendio di una vita maschile all’insegna del sesso»
Patrizia POLI, L’uomo del sorriso
«per la struggente rivisitazione laica della vicenda di Gesù nella prospettiva di Maria di Migdal»
Raimondo QUAGLIANA, Chiocciole e altri esseri alati
«per l’angolazione inconsueta e surreale con cui sviluppa il tema autobiografico»
Carlo RUSSO, L’equilibrio dinamico
«per la capacità di declinare gli aspetti esistenziali del gioco d’azzardo in un’ampia narrazione romanzesca di sapore siciliano»
Franco SCALENGHE, Il chiuso morbo
«per l’inedito punto di vista, l’estrema perizia stilistica e l’ironia con cui vengono dipinte la fanciullezza e l’adolescenza di Leopardi»
Tiziana SFERRUGGIA, La signora Rosetta
«per il taglio grottesco della vita fallimentare di un’aspirante microborghese del Sud»
Stefano VALENTI, La fabbrica del panico
«per la straordinaria intensità emotiva e di scrittura con cui il testo affronta il tema della “morte industriale”»

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