mercoledì 14 agosto 2013

Credere in un mondo migliore.


La forza di credere ad un mondo migliore, oggi come ieri, è lasciata a questioni puramente idealistiche. L'osservazione più grave che percepisco dal mondo che mi circonda, è quell'insana abitudine collettiva in cui siamo caduti, quella crisi di idee e di sentimenti. Quel blocco emozionale che ci lascia totalmente anestetizzati a quanto succede attorno a noi. Siamo diventati i figli prediletti del capitalismo, la nostra religione moderna è fama e ricchezza, sebbene sappiamo che in pochi potranno

possederne. Il mondo moderno sta abbandonando gli ideali, ormai è travolto dall'economia malsana che inquina nel profondo la nostra società e il nostro modo di essere. Se non vedete questo è perché ancora non vi siete accorti di quanto sta succedendo. Non vi siete accorti che viviamo in una falsa libertà? Non vi siete accorti cosa ci sta divorando questo sistema malato in cui viviamo?

 Il ritmo della vita moderna del mondo industrializzato, sta distruggendo il nostro sistema nervoso, il sistema sociale si regge su rapporti e relazioni velleitarie, deboli, dove l'apparire predomina l'essere. Ma per uno come me, uno scrittore qualunque, persona comune, è normale scrivere qualche riga, qualche libro, rimanendo inascoltato, molti sottovalutano questi problemi. Ma ho fatto un esperienza, il destino mi ha trascinato a dover condividere con molte persone la sofferenza, i problemi, la mia vita mi ha proiettato a conoscere gli animi umani, osservandoli, vedendo là dove sono i problemi, considerandoli un oggetto di studio molto interessante. E' proprio lì, in quel profondo dell'animo umano che siamo diventati deboli, insofferenti, è proprio lì che manifestiamo un disagio collettivo. C'è una "malattia" diffusa che ci fa vedere un mondo patinato, non più chiaro, vivido, colorato. Ormai viviamo per repressione economica e l'economia è diventata la nostra maggior ragione di vita, è in questo contesto che non riusciamo a vedere come il sistema ci ha finalmente plasmati a sua immagine e somiglianza. Non vediamo più l'origine dei problemi, non abbiamo più il coraggio delle nostre idee.

I suicidi per ragioni diverse sono un pane quotidiano della nostra società, omicidi dove c'è l'esasperazione di una crisi affettiva ed emozionale senza alcun precedente storico stanno diventando un allarme sociale. L'uomo qualunque si difende ricoprendo quanto gli sta accadendo intorno considerandola un' eccezione, le pazzie di turno che si insidiano nella mente delle persone, ma in realtà non vediamo come lo schema competitivo della modernità ci sta chiudendo in una sfera egoistica senza precedenti. L'apice moderno è la realizzazione di se, l'esortazione dell'ego, dell'Io, pian piano abbiamo escluso il "noi", c'è difficoltà di dialogo e di incontrarsi persino nello stesso contesto familiare, ci sono difficoltà sempre più grandi a costruire una società del dialogo, un mondo dove l'uomo almeno "ogni tanto" può essere collocato prima del "profitto" e non viceversa. Non lo avete ancora visto? Allora guardatelo, vedete cosa accade a livello politico, economico, a livelli sempre più alti sta emergendo la configurazione del sistema, di quel mondo dominato da un elité, la quale a sua volta domina un'altra elité e così via fino a livelli sempre più bassi, stiamo costruendo cerchie, stiamo classificando noi stessi. Eppure si potrebbe credere in un mondo migliore, perché molti dentro se stessi vivono in una sorta di intuito, quasi recondito, l'idea che le cose possano andare diversamente, ma è l'abitudine la peggior nemica di noi stessi. E' quella tremenda abitudine di accettare il mondo così com'è, ci stiamo abituando alla malattia e addirittura in un'epoca come quella contemporanea, abbiamo superato un nuovo millennio dell'umanità, emergono ancora contesti di problemi razziali, di differenziazioni tribali, di razza, di modo di essere, problemi che dovrebbero essere sconfitti da tempo, eppure emergono, ci sono ancora, addirittura saltano fuori proprio dagli alti vertici della politica. E' addirittura vergognoso vedere al giorno d'oggi, classi dirigenti, le sale del potere, popolate da ignoranti, insolenti, arrivisti, egoisti, proprio lì dove si dovrebbe essere d'esempio, ci dovrebbe essere una vera concezione di cultura, conoscenza, etica, non c'è nulla di tutto questo. Il peggio non è questa consuetudine, ma è che tutti ci hanno fatto l'abitudine, l'assurdo, il grottesco è vissuto da tutti noi in modo perfettamente normale, ci si passa sopra, "è così" ammettiamo a noi stessi. E' vergognoso direi, è inaccettabile continuare con questo passo, è indecente che oggi viviamo privi di alcun ideale, e se il nostro ideale è solo la "pagnotta" chiusi nell'imminente emergenza del momento, logica, giusta, insopportabile, vale la pena ricordarsi sempre che qualcuno ha voluto che le cose andassero in questo modo. Non accettiamo i problemi, le contingenze del momento come un qualcosa che viene dall'alto dei cieli, perché alla fine è così che si sta trasformando tutto il problema del nostro tempo. Stiamo accettando la contingenza del momento come se non ci fosse alcun responsabile, come se tutto avvenisse per una triste fatalità, come un terremoto, un tornado, uno tsunami.

 I problemi non sono mai isolati a se stessi, è fondamento anche scientifico moderno che la realtà è interamente correlata, tutta la società umana può essere considerata come una rete di relazioni e questo ci illumina sulla conseguenza che viviamo un periodo di crisi ed essa ha una natura economica, sociale, politica, ma anche personale, tutti i disagi psicologici che viviamo in epoca contemporanea hanno la loro origine in una crisi culturale, di valori e soprattutto idealistica, è la nostra incapacità a immaginare un modo diverso, migliore per tutti, è la nostra pigrizia di fermarci a guardare la vita come un film che ci viene proposto da qualcuno. Il capitalismo concepito nel modo che conosciamo sta diventando uno strumento che ci vuole pigri, seduti davanti ad un televisore o al monitor di un tablet o pc, pronti ada acquistare l'ultimo prodotto, pronti a raggiungere lo status quo, solerti a cercare l'obiettivo della nostra vita che qualcun'altro a reputato tale per noi. Rifletteteci se siamo realmente liberi di scegliere, pensate alla fine se possiamo di nuovo credere ad un mondo migliore.

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